mercoledì 20 marzo 2013

Viaggio nella dimensione dell'immigrato, Dicembre 2012

Napoli, ex Asilo Filangieri sede del Forum Universale delle culture 2013, 9 dicembre 2012


La libertà di movimento, parola e credo è un diritto di tutti,
non è possibile vivere in un mondo privo di parole e colori


"Rovistano tra i rifiuti nelle nostre strade,
i loro bambini crescono in luridi scantinati,
pieni di stracci e ossa, o in soffitte affollate,
dove molte famiglie vivono insieme;
poi vengono spediti nelle strade a fare soldi nel commercio"


 
due immagini della installazione 'come manichini fra gli stracci'
in fondo a sinistra si instravede l'altra installazione in legno, cartone e tela tonda: 'partono i bastimenti'...

 
 
Ed ecco i quadri:









 



A chi si riferiva il cronista del New York Times del 5 Marzo 1882?
Si riferiva a noi italiani.
Molti lo dimenticano o si sforzano di dimenticarlo, ma tra il 1876 e il 1976, sono emigrati in altri Paesi 27 milioni di italiani.
Non si può fare a meno di ricordare le esperienze, molto spesso disumane e dolorose, che tanti italiani hanno dovuto subire, e non tenerne conto nell’affrontare oggi il fenomeno degli stranieri ospitati in Italia.

EX ASILO FILANGIERI: la Storia

L’Ex Asilo Filangieri, ex  sede del Forum delle Culture,  dal 2 marzo 2012 è uno spazio aperto dove si va consolidando una pratica di gestione condivisa e partecipata di uno spazio pubblico dedicato alla cultura.  Ogni giorno da otto mesi la comunità di lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale che ha occupato e rianimato quello che prima era un non luogo, un enorme spazio vuoto e privo di identità, sede dell’ennesima Fondazione degli sprechi soggetta all’esclusivo arbitrio del potere politico-partitico, insieme ai cittadini,  sta dando vita ad un vero e proprio centro di produzione e fruizione per l’arte, la cultura e la formazione.

 COLLETTIVO LA BALENA
Collettivo dei lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale
Siamo attori, registi teatrali, cinematografici e radiofonici, documentaristi, scrittori, danzatori, musicisti, fotografi, disegnatori, pittori, scenografi, grafici, tecnici del suono e delle luci, organizzatori e tutte le altre figure professionali necessarie per il progredire quotidiano dell’industria culturale, oltrepassando le proprie individualità, ci siamo riuniti in una situazione collettiva: 

La Balena.
Diventiamo La Balena, un mammifero gigantesco capace di raccogliere in se le differenze che ci distinguono, poiché è nostra intenzione agire velocemente e con grande agilità verso la trasformazione dei criteri produttivi, delle garanzie dei lavoratori, della possibilità di aprire spazi autonomi in cui far crescere il lavoro creativo su cui è fondata ogni politica culturale. Siamo pacifici ma se attaccati ci difenderemo con tutte le nostre forze dallo svilimento del nostro lavoro e dal ricatto burocratico di funzionari della politica.  Diventiamo La Balena poiché il suo viaggio, il suo navigare ci rappresenta tra immersione costante della nostra continuità lavorativa ed emersione visibile come momento di approdo e ripartenza del nostro essere lavorativo. Come la Balena ci muoviamo in vasti spazi di azione, attraverso la costruzione di un immaginario dove tutto è ancora da inventare e da riscrivere, dove nulla sembra impossibile: gli oceani. Diventiamo La Balena perché il territorio è il nostro habitat, la nostra azione traccia la rotta tra le pieghe della metropoli disordinata e attraverso la Balena siamo determinati a riprenderci il nostro presente senza il quale non cʼè un futuro possibile.
Almeno due sono le realtà che, a un primo approccio, dovrebbero guidarne la valutazione.  Il primo principio imprescindibile è che ci si trova di fronte a persone umane, uomini e donne, bambini e anziani, che hanno diritto ad essere trattate come tali. Il secondo, come citato, è che siamo stati immigrati anche noi in un passato non molto lontano. Storie di viaggi difficili, di differenze tra paesi diversi e lontani, di problemi affrontati e non sempre risolti. Storie che saltano fuori all'improvviso, dopo lunghi silenzi, in un disperato sforzo di capire cos'è successo,


raccontate sempre in bilico tra il timore di non essere accettati e il bisogno di essere ascoltati, capiti, amati. Storie che forse insegnano più di tanti articoli sui giornali o trasmissioni televisive a guardare con occhi nuovi al discusso fenomeno dell'immigrazione, suggerendo come sia possibile trasformare le difficoltà e le problematiche umane e sociali, di cui sono portatori questi volti, in uno straordinario stimolo educativo e di riflessione per ogni fruitore, attraverso il gesto apparentemente più semplice: l'ascolto attento dell'altro. Perchè vivere in una comunità multietnica significa anche avere l’opportunità di godere di un arricchimento culturale e umano di reciproco rispetto e solidarietà. Queste sono storie vere, da cui molti di noi dovrebbero imparare, per poter procedere verso il futuro multietnico che attende il nostro Paese.

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15 Dicembre 2012 Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, la mia Performance 'Esilio' a cura del collettivo URTO!
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Esilio
Performance del 15 dicembre 2012 al complesso monumentale di S. Domenico Maggiore, a cura del  collettivo URTO! progetto 'Video al termine della notte' per la notte bianca dell'arte al centro storico
 ESILIO:
 Esilio Esiliato Esodato Migrante Migrato Rifugiato Disoccupato Inoccupato nel Precariato Rifiutato
 Allontanato Staccato Separato Scisso:
 Una donna, l’esule, è in ginocchio in un cerchio di pietre rosse che rappresentano i suoi affetti. Il
 cerchio è inscritto in un cerchio più grande, grigio sempre di pietre: Il limite imposto dallo schema
 sociale, dalla politica finanziaria, dall’ipocrisia del sistema. La donna indossa un sacchetto all’altezza
 del petto dove mette le pietre rosse, poi si alza, è legata al muro per i piedi ed entrambi i piedi sono
 legati fra loro. La paura di lasciare gli affetti, le radici,